Una storia autobiografica per scoprire una storia affascinante e vicina, eppure penso sconosciuta ai più. Matteo Demonte parte infatti dalla storia della propria famiglia e di suo nonno in particolare per raccontare la storia dello sviluppo della comunità cinese a Milano, partendo dal 1931, l’anno in cui Wu Li Shan arriva a Milano, via Parigi e Amsterdam, partito da un villaggio di montagna della Cina Orientale. Ha ventisei anni e un indirizzo che lo porta al “burg di sciugulatt”, la zona definita “borgo degli ortolani” dove i primi cinesi si sono inseriti nella comunità e sono attivi nel commercio di cravatte di seta e bigiotteria. Anche Wu comincia con le cravatte per arrivare ad aprire un proprio laboratorio e a diversificare la produzione specializzandosi nel cuoio: cinture e poi borse, portafogli, cartelle, zaini.
La narrazione intreccia la storia personale del protagonista (il matrimonio con un’italiana venuta dalle campagne cremonesi a far la lavandaia, la nascita dei figli, i soci, la comunità cinese) con la storia italiana e quella cinese: è un testo diviso per decenni che non lascia sullo sfondo gli avvenimenti storici perché toccano direttamente le persone narrate tra le pagine, e che non tace fatiche, scelte difficili come quella del ’69 tra la Repubblica Popolare Cinese o Taiwan rinunciando così alle possibilità di rimpatrio, situazioni singolari come quelle di bambini nati da matrimoni misti, cresciuti come italiani ma privi di cittadinanza. Intanto descrive parallelamente i cambiamenti della città di Milano, la sua crescita industriale, i cambiamenti strutturali ed urbanistici e anche i cambiamenti all’interno della comunità cinese in città, le tensioni della fine degli anni Sessanta.
Dagli anni Trenta agli inizi degli anni Ottanta, la stratigrafia di racconti parte dal singolo per farsi in qualche modo universale, riflettendo nella vita del signor Wu gli accadimenti della città che ha scelto come propria e quelli a livello mondiale. Sicuramente un argomento originale e una felice scoperta per chi poco ne conosce; uno sguardo su un mondo che fa parte della vita del nostro Paese e che lo fonda al pari di tante altre vicende e persone che lo scelgono per viverci; un modo originale per destare curiosità, dare informazione e fornire spunti verso ulteriori approfondimenti.
Ciaj Rocchi – Matteo Demonte, Primavere e autunni, Becco Giallo 2015, 162 p., euro 18